IL NOSTRO MODELLO

CONTRO COSA CI BATTIAMO

I profughi sono spesso raffigurati come eroi o vittime. Questo approccio viene utilizzato da ong, attivisti, mondo accademico e singoli individui per promuovere l’accoglienza e combattere il pregiudizio anti-profughi. Sebbene utilizzate con buone intenzioni, entrambe le etichette vedono la persona solo attraverso la sua esperienza di fuga dalla guerra. Queste rappresentazioni limitate riducono individui complessi a un’unica esperienza – quella di essere vittime di guerra – piuttosto che a tutti i dettagli della loro vita che hanno preceduto quel momento, rendendoli così “l’altro”.

Se da un lato le storie di eroismo o di vulnerabilità vengono utilizzate per creare un impatto positivo, per mobilitare gli aiuti, per evidenziare le ingiustizie o per raccontare storie piene di forza e di speranza, dall’altro creano una lente attraverso la quale i profughi vengono visti dagli occhi del mondo con storie incomplete e che li separano dagli altri.

  • Quando i profughi sono visti come vulnerabili, sono solo vittime, e di conseguenza vengono trattati con paternalismo
  • Quando i profughi sono visti come eroi, vengono considerati intrinsecamente buoni o come se la loro esperienza di profughi, e tutto quello che fanno durante questa esperienza, fosse in qualche modo degna di essere celebrata: in una parola, vengono romanticizzati
  • Quando i profughi sono visti attraverso la lente dell’identità di gruppo, ovvero come un frutto inesorabile della loro cultura, sono stereotipati

Queste rappresentazioni portano a pregiudizi impliciti, che il nostro modello identifica e sradica interagendo con i profughi in quanto individui unici e dotati di volontà, attraverso un approccio basato sulla fiducia, sull’equità e sull’impegno.

I NOTRI VALORI

I nostri valori sono il modo in cui combattiamo l’idea che i profughi siano solo vittime e creiamo opportunità per avere rapporti umanizzanti e dignitosi con loro. Applicando questi valori in tutti gli aspetti del nostro lavoro, affrontiamo i pregiudizi impliciti che possono portare a paternalismo, stereotipi e romanticizzazione dei profughi. Attraverso fiducia, equità e impegno, costruiamo una comunità che vede ogni membro come un individuo unico, indipendentemente dalle circostanze.

La conquista della fiducia è un processo a lungo termine. Richiede di capire in ogni situazione quanto questa impatterà su situazioni simili in futuro e di prendere il tempo necessario per valutare attentamente la migliore linea d’azione.

Molti profughi hanno dovuto lottare per i loro bisogni più elementari e hanno dovuto diffidare di qualsiasi promessa fatta loro. È così che sono sopravvissuti, sono sfuggiti alla guerra e hanno affrontato un viaggio pericoloso tra trafficanti, truffatori e militari ostili. In ogni nostra azione dobbiamo dimostrare che adesso le cose sono diverse, che noi siamo diversi. Costruiamo la nostra credibilità attraverso il rigore, la coerenza e l’cura.

Essere equi ci permette di costruire relazioni significative con i profughi senza essere accusati di favoritismi. “Aiutate gli arabi più degli afghani” (o i curdi più dei palestinesi, o gli africani dell’Est più degli africani dell’Ovest) è un’accusa comune in un campo profughi.

Molti profughi hanno alle proprie spalle storie di discriminazione e perciò sono diffidenti nei confronti di chi offre loro servizi. Noi siamo riusciti a evitare queste accuse grazie a un’applicazione corretta, trasparente ed estremamente rigorosa delle nostre procedure e a una reputazione di massima correttezza che precede Second Tree ed è diffusa e testimoniata dalle persone con cui lavoriamo.

Interagire con una persona significa prenderla sul serio, valutando attentamente e ascoltando a fondo ciò che ha da dire, ovvero non evitare il disaccordo o una discussione difficile solo perché l’altra persona è un profugo.

I profughi non sono bambini irritabili o portatori irragionevoli di istinti inarticolati, come non sono un ordigno esplosivo che dev’essere maneggiato con cautela e paura: i profughi sono individui capaci che possono impegnarsi in una discussione, offrire controargomentazioni e cambiare idea. Per questo motivo, impegnarsi a Second Tree significa fare appello al loro intelletto, non al loro istinto.

TESTIMONIALS

Below are some quotes on our previous partners:

Il manifesto per l'azione trasformativa

Si tratta di un Manifesto e di un Position Paper redatti insieme a operatori umanitari, funzionari pubblici e accademici. Evidenzia le basi culturali e filosofiche del cambiamento che vogliamo vedere nel mondo umanitario attraverso la nostra formazione. Non è un documento di Second Tree, ma è stato sviluppato come documento congiunto da un gruppo di lavoro online coordinato da Second Tree chiamato Resetting Migration Narratives. Se volete unirvi al gruppo di lavoro, contattateci.